013 - Muro del Durchgangslager – Bolzano

Il campo di transito di Bolzano fu un campo di concentramento nazista che fu attivo a Bolzano, nel quartiere di Gries-San Quirino, dall’estate del 1944 alla fine del secondo conflitto mondiale. Prima di questa data era già in essere dal 1942 un Lager fascista per prigionieri di guerra alleati. Ubicato in via Resia 80, oggi presso l’ex Lager si trova un luogo della memoria.

Bolzano, dopo l’8 settembre, era divenuta capoluogo della zona d’operazioni delle Prealpi, e si trovava dunque sotto il controllo dell’esercito tedesco.

Entrò in funzione nell’estate del 1944, in vecchi capannoni del genio militare italiano, e nei circa dieci mesi di attività passarono tra le sue mura tra 9.000 e 9.500 persone. Per decenni si è ritenuto che il numero dei prigionieri fosse superiore, perché la matricola più alta assegnata nel campo fu l’11.115, ed era noto che molti prigionieri – a cominciare dai circa 400 ebrei – non vennero immatricolati. In realtà a Bolzano la numerazione non partì da 1, ma circa da 2979, proseguendo da dove si era giunti a Fossoli. Tuttavia Mike Bongiorno, che fu tra i detenuti, ricevette il numero di matricola 2264. I deportati provenivano prevalentemente dall’Italia centrale e settentrionale, in gran parte arrestati da forze del regime collaborazionista della Repubblica Sociale Italiana e poi consegnati alle SS (circa il 20% fu arrestato a Milano, il 10% nella provincia di Belluno che con Trento e Bolzano era stata annessa alla Germania dopo l’8 settembre 1943 con la creazione della zona d’operazione delle Prealpi). Si trattava principalmente di oppositori politici, ma non mancarono deportati ebrei, disertori sudtirolesi della Wehrmacht o i loro familiari (Sippenhaft), zingari (Rom e Sinti) e Testimoni di Geova.

Una parte dei deportati – circa 3.500 persone, uomini, donne e anche diversi bambini – fu trasferita nei campi di sterminio del Reich (ad esempio Mauthausen, Flossenbürg, Dachau, Ravensbrück, Auschwitz); una parte fu invece utilizzata in loco, come lavoratori schiavi, sia nei laboratori interni al campo, che nelle aziende della vicina zona industriale ed alla IMI, che aveva trovato rifugio all’interno della galleria del Virgolo per sfuggire ai bombardamenti alleati, ma anche come raccoglitori di mele.

Durante la storia del campo, 23 italiani che furono catturati e lì internati, furono successivamente trucidati nell’eccidio della caserma Mignone, il 12 settembre 1944. In totale sono documentate come certe circa 48 uccisioni nel campo, anche se ne sono state ipotizzate fino a 300.

Man mano che gli alleati avanzavano, i deportati furono liberati a scaglioni tra il 29 aprile ed il 3 maggio 1945, quando il Lager fu definitivamente dismesso. Le SS ebbero cura di distruggere per intero la documentazione relativa al campo prima di ritirarsi.

 

LINK UTILI

Viste guidate al Lager di Bolzano

Associazione Ex Deportati